Le urla silenziose del nostro corpo

Un giorno qualunque, riflettendo tra me e me

A questo ho pensato quando il mio corpo ha deciso di interrompere spontaneamente ben tre gravidanze nel giro di un anno e mezzo: il mio corpo non ha voce eppure sta gridando e il messaggio che vuole comunicarmi è davvero forte, mi terrorizza, non lo voglio ascoltare, sfuggo in tutti i modi trovando milioni e milioni di attenuanti pur di evitare di guardare in faccia ciò che il suo dolore porta in sé, perché consapevolizzare quel messaggio significa affrontare la realtà, e per affrontare la realtà ci vuole coraggio, forza, determinazione che possono portare a profondi cambiamenti atti ad abbandonare la fatidica ‘comfort zone’, che in realtà non ci piace, non ci appartiene, ci spegne e ci reprime, ma nello stesso tempo sadicamente ci consola perché siamo abituati ad una non sana convivenza che ci permette comunque di sentirci al sicuro.

Da quella ‘comfort zone’ poi mi sono mossa, con tutte le fatiche del caso, e non ho mai smesso di cercare la mia verità, quella che il mio corpo e le mie emozioni fanno continuamente vibrare dentro di me.

Mi è stato detto ‘il tuo corpo è sempre stato più saggio di te’ e questa cosa mi risuona ogni volta che decido di prestare attenzione ai messaggi che mi manda, più o meno incisivi a seconda della mia attitudine nel prenderli in considerazione o metterli a tacere.

Questo scambio comunicativo avviene perché siamo un’unione totale ed armonica di corpo, mente ed energia spirituale.

Ognuno di noi ha la propria missione da compiere durante la sua vita terrena. La nostra energia spirituale utilizza corpo e mente per tenerci il più possibile sulla nostra personale strada.

Quindi diventa importante imparare a conoscerci e fare ciò che è nostro, rimanendo il più possibile fedeli alla nostra personalità, migliorandola ed armonizzandola continuamente, essere noi stessi e vivere la nostra vera vita in tutto ciò che ci capita.

Mi piace pensare al corpo umano come ad una cartina geografica o, in chiave più moderna, a google maps, che continuamente indicano dove siamo, da dove veniamo e in che direzione stiamo andando.

Se si osservano bene e si seguono correttamente le indicazioni, allora siamo sul nostro percorso, se invece ci si distrae, si decide di non ascoltare i suggerimenti, non si da importanza ad eventuali spie luminose che sulla vettura lanciano segnali e richiamano la nostra attenzione, allora rischiamo di deviare dal nostro percorso, di perderci, di andare verso altre direzioni, di convincerci che probabilmente siamo altro perché qualcuno ci ha suggerito strade diverse, apparentemente migliori per noi.

Quanto siamo disposti a dare voce alle urla silenziose del nostro corpo?

“La sofferenza è un correttivo che mette in luce la lezione che non avremmo mai compreso con altri mezzi, e non può essere eliminata fino a quando quella lezione non è stata imparata.”

Edward Bach